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Description
Greco Di Tufo DOCG Nuance – Cantine Forno
DICIAMO DI LUI:
COLORE: giallo paglierino con riflessi dorati
PROFUMI: piacevoli note fruttate di mela e floreali di gelsomino, si riscontrano anche note di erbe aromatiche quali timo e salvia
GUSTO: buona struttura e fine trama di freschezza e sapidita, ottima persistenza con ricordi finemente agrumati e minerali
ABBINAMENTO: piatti a base di pesce, frutti di mare e crostacei, ideale anche con risotti e formaggi non stagionati e molli
ABBINAMENTO: piatti a base di pesce, frutti di mare e crostacei, ideale anche con risotti e formaggi non stagionati e molli
TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8/10°C
DICONO DI LUI:
Probabilmente gli abitanti autoctoni già coltivavano la vite quando in zona giunsero i colonizzatori greci, ma la prima traccia storica della viticoltura risale al I secolo a.C. Si tratta di un affresco di Pompei dove si legge “vino Greco”. Ci sono indizi che, precedentemente, si sia chiamato Aminea Gemina (Gemina perché produceva spesso grappoli doppi): Aristotele infatti riteneva che il vitigno delle Aminee provenisse dalla Tessaglia, terra di origine dei colonizzatori greci. Il vitigno fu quindi portato nella provincia di Avellino dai Pelasgi nel I secolo a.C.
Per quanto attiene la sua qualità, fa fede Plinio il Vecchio:
«” In verità il vino Greco era così pregiato che nei banchetti veniva versato una sola volta”»
Altre testimonianze ci vengono dagli scritti di Catone, Varrone, Virgilio, e Columella che fra l’altro ci informa che da una singola vite di un pergolato si ottenevano fino a cinquanta litri di vino. Il 5 novembre del 1592 il re autorizzava il Capitano di Montefusco, capitale del Principato Ultra (l’attuale provincia di Avellino), a riscuotere una gabella di 4 carlini per ogni soma di vino che entrava in città. L’”Apprezzo del Feudo della Baronia di Montefusco del 1704” (archivio parrocchiale di Sant’Angelo a Cancello, fasc. 2/16) riportava che oltre il 61% dei terreni del feudo erano occupati da vigneti. La relazione del 29 maggio 1815, fatta dal sindaco di Tufo e dal corpo decurionale, attesta che la vite occupava all’incirca 286 tomoli di terra.
Nell’800 grazie alla scoperta dei giacimenti di zolfo di Tufo, la viticoltura, con la “zolfatura”, acquisisce una potente arma contro i patogeni potendo così ulteriormente espandersi. In effetti si supera il milione di ettolitri prodotti, con grande sviluppo dell’esportazione e dell’indotto. La costruzione della prima ferrovia irpina, dà un ulteriore impulso alla esportazione e quindi alla produzione.
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