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Description
Fiano Di Avellino DOCG Nuance – Cantine Forno
DICIAMO DI LUI:
COLORE: giallo paglierino con riflessi verdognoli
PROFUMI: fine ed elegante, armonizzato tutto su sottili ma persistenti note floreali, mela verde e bacche di ginepro; sullo sfondo, un forte impatto minerale, rende questo vino complesso e persistente
GUSTO: elegante e ricco al contempo, grande dinamicità tra morbide sensazioni alcoliche e una vibrante acidità, lunga la persistenza aromatica
ABBINAMENTO: carpaccio di pesce crudo o affumicato, ostriche, gamberoni alla brace e formaggi a pasta molle
ABBINAMENTO: carpaccio di pesce crudo o affumicato, ostriche, gamberoni alla brace e formaggi a pasta molle
TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8/10°C
DICONO DI LUI:
Furono i Greci a portare in Italia l’originario vitigno del Fiano, la “Vitis Apicia”: le prime viti furono piantate a Lapio, una località che prese il nome dall’uva, il comune dove tuttora si produce il Fiano. A sua volta, il nome “Vitis Apicia” o “Apina” deriva dalla caratteristica, proprio di quest’uva dal dolce profumo, di attirare sciami di api nelle vigne. Da Apina derivò “Apiana” e da questo “Afiana”, quindi Fiano.
Si trovano documenti relativi al vino Fiano già nel XII secolo: sono ordini di acquisto da parte della corte di Federico II di Svevia relativi al periodo in cui l’imperatore si trova a Foggia. Documenti risalenti al XIII secolo, fanno rilevare l’ordine impartito da re Carlo II d’Angiò al proprio commissario, Guglielmo dei Fisoni, di trovare 1600 viti di fiano da spedire a Manfredonia, al fine di piantarle nelle proprie tenute.
Che Lapio fosse un importante centro di produzione vinicola lo attesta una nota del 5 novembre del 1592, indirizzata al Capitano di Montefusco, capitale del Principato d’Ultra: «L’Università ha ottenuto Regio Assenso, su la gabella del vino per far pagare 4 carlini per ogni soma che entra nella terra. Ora molti particolari di Lapio portano il vino, ma non vogliono pagare perché dicono di venderlo al minuto. Il Capitano li costringa al pagamento.» Nel 1642 lo storico Fra’ Scipione Bellabona descrive la zona ed il suo vino nei “Raguagli della città di Avellino “.
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